Mal di schiena: l’ernia del disco e la lombosciatalgia

Continuano gli approfondimenti della Dr.ssa Masaracchio, referente per la terapia del dolore in Life Clinic, sul mal di schiena e le patologie ad essa correlate.

In questo approfondimento parliamo dell’ernia discale, in particolare di quella che provoca lombosciatalgia ovvero di dolore localizzato nella zona lombare e che si irradia ad uno o ad entrambi gli arti inferiori.

Il disco intervertebrale lo dobbiamo immaginare come una sorta di cuscinetto tra una vertebra e l’altra, costituito internamente da materiale gelatinoso ed, esternamente, da materiale fibroso. La parte più interna è quella più vulnerabile e può andare incontro a fissurazioni fino alla rottura con erniazione del disco.

Le cause:

Molteplici sono i fattori che portano a sofferenza del disco e tra questi il fumo di sigarette, sovrappeso, l’obesità, l’età, cause di natura vascolare o infettiva, traumatismi multipli soprattutto se si è sottoposti a lavori che espongono il paziente a vibrazioni costanti o carichi eccessivi. Altre cause ancora sono le patologie del piatto intervertebrale come i cosiddetti Nodi di Schmorl.

L’ernia discale può provocare irritazione e infiammazione all’interno delle radici nervose vicine, oppure una compressione esterna sulle medesime con sintomi dolorosi nel territorio di competenza di quella radice.

La diagnosi:

L’esame clinico è quello che ci permette di formulare un’ipotesi diagnostica attraverso l’anamnesi, cioè la storia clinica del paziente, l’ispezione e l’esecuzione di alcune manovre di semeiotica.

A supporto della visita algologica è fondamentale eseguire accertamenti diagnostici, in particolare una risonanza magnetica.

L’ernia discale è una patologia benigna, che nell’arco di qualche settimana nella maggior parte dei casi si risolve.

Molto spesso però il dolore è così intenso da limitare il paziente nelle normali attività quotidiane: in questi casi è necessario instaurare il prima possibile una terapia antidolorifica/antiinfiammatoria.

Normalmente la prima terapia che viene somministrata è quella orale o intramuscolare. Tale terapia non sempre è efficace e il dolore non solo non si risolve, ma l’infiammazione intranervosa o perinervosa peggiora facendo emergere altri sintomi come ad esempio il formicolio e debolezza agli arti, o crampi che presuppongono un deficit motorio del nervo.

L’insorgenza di questi sintomi deve essere un campanello d’allarme in quanto il dolore percepito potrebbe iniziare a trasformarsi in dolore infiammatorio misto a neuropatico. Temporeggiare potrebbe peggiorare la situazione e il dolore diventare solamente neuropatico, con scarsissimo effetto della terapia farmacologica antiinfiammatoria.

La disfunzione motoria, ovvero l’insorgenza di mancata forza negli arti, è un segno clinico importante che suggerisce l’urgenza di effettuare una visita neurochirurgica.

La terapia:

La lombosciatalgia da ernia discale può semplicemente risolversi nel corso di poche settimane con la somministrazione di farmaci antiinfiammatori e miorilassanti, per  via orale o per via intramuscolare. Trascorse le prime settimane di terapia se il dolore si è solo leggermente attenuato o addirittura si è ripresentato, talvolta anche più intensamente, per evitare che cronicizzi si interviene con un trattamento più mirato: l’infiltrazione peridurale eco o rx guidata.

La procedura ecoguidata consente, attraverso una sonda, di vedere e individuare in tempo reale lo spazio dove potere iniettare, attraverso un ago specifico (ago di tuoy), il farmaco a base di cortisonici e anestetico locale.

L’ecografia, a differenza della tecnica rx guidata, è più sicura perché non emette radiazioni ed è assolutamente innocua.

L’ernia di recente insorgenza presuppone che il processo infiammatorio sia ancora in atto e per questo motivo è indicato l’uso di antiinfiammatori; invece le ernie di più vecchia insorgenza, dove ci sono sintomi che presuppongono un malfunzionamento del nervo, potrebbero necessitare anche di una terapia specifica per il dolore neuropatico.

Il ciclo infiltrativo consiste in tre o quattro infiltrazioni: le prime due più ravvicinate, la terza anche a distanza di mesi. La procedura infiltrativa peridurale presuppone la sospensione dei farmaci anticoagulante e/o antiaggregante in modalità e tempi decisi dall’algologo in base alla valutazione fatta in sede di visita e con il consenso del cardiologo nei casi più importanti.

E’ fondamentale chiarire che la prima infiltrazione peridurale, così come ogni altra iniziale procedura, è sia terapeutica ma soprattutto diagnostica. Questo perchè l’innervazione delle varie strutture della colonna vertebrale è molto complessa e, molte di queste, hanno la stessa innervazione. Tale affermazione clinicamente si traduce in dolore su un medesimo territorio cutaneo che può essere però di competenza di più strutture. Quindi nei casi un po' più complessi, durante la prima visita l’algologo fa una diagnosi presunta che potrà essere confermata o meno dal test infiltrativo.

Il rapporto che si instaura tra paziente e algologo è dinamico e continuativo: nei casi più complessi o in quelli dove il dolore è cronico e prolungato nel tempo, la diagnosi non arriva subito ma la si raggiunge attraverso un percorso che implica una reciproca fiducia tra paziente e specialista.

 

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